Beato Floribert Bwana Chui, un maestro di speranza per i giovani

Un momento della celebrazione, presieduta dal cardinale Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi Un momento della celebrazione, presieduta dal cardinale Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi Foto: Vatican Media

Nel pomeriggio di questa domenica, 15 giugno, il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, ha presieduto nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura la Messa di Beatificazione del giovane congolese. Responsabile della Comunità di Sant’Egidio a Goma, in RD Congo, e doganiere, fu ucciso nel 2007 per aver rifiutato di far passare carichi di cibo avariato, proteggendo così la salute dei più poveri. “Facciamo nostra – ha detto – la sua aspirazione ad un Congo in pace”.

Floribert è un “maestro di speranza” per tanti giovani africani, “cui insegna a non lasciarsi vincere dal male, ma a vincere il male con il bene”, ma anche per tutti, perché nel suo esempio "tanti giovani di tutto il mondo possono scoprire la forza del bene e di fare il bene, resistendo alle lusinghe di una vita dominata dalla paura e dal denaro”. Così il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, nell’omelia della Messa di Beatificazione di Floribert Bwana Chui, celebrata questo pomeriggio 15 giugno, Solennità della Santissima Trinità, nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura. Concelebrano il vescovo di Goma, diocesi di origine del beato, Willy Ngumbi, il cardinale Fridolin Ambongo, arcivescovo di Kinshasa, e altri vescovi congolesi.

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Il momento della proclamazione del nuovo beato Floribert Bwana Chui, nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura

Festa per la Sant’Egidio e la comunità congolese

Un giorno di festa per la comunità congolese a Roma e per la Comunità di Sant’Egidio, di cui il giovane Floribert era membro responsabile a Goma, che riempiono infatti di fedeli le navate della Basilica che conserva le spoglie dell’Apostolo delle genti. E che animano la liturgia con i loro canti, eseguiti dal Coro della Sant’Egidio e dalla Chorale Bondeko della comunità congolese. La comunità nata a Trastevere festeggia il suo primo beato, con centinaia di rappresentanti dal Congo e da altri paesi africani, come Benin, Burundi, Costa d’Avorio, Malawi, Mozambico, Senegal e Togo.

La proclamazione del nuovo beato

Dopo l'atto penitenziale, il vescovo di Goma e il postulatore don Francesco Tedeschi si avvicinano al cardinale Semeraro, rappresentante di Papa Leone XIV, e chiedono che si proceda alla beatificazione del venerabile servo di Dio Floribert Bwana Chui bin Kositi. Il porporato legge quindi la Lettera apostolica di Leone XIV, che stabilisce che Floribert sia d’ora in poi chiamato beato, e che sia celebrato ogni anno l’8 luglio, giorno della sua nascita al cielo. Il Papa lo definisce “laico, martire, che ritenendo l’amore al prossimo più prezioso non solo dei beni terreni, ma anche della propria vita, testimoniò eroicamente il Regno di giustizia e di pace inaugurato dal Signore Gesù”. Quindi viene scoperta l’immagine del nuovo beato, “Nuovo sole su Goma”, opera dell’artista Stefano Di Stasio, e successivamente i fratelli di Floribert, Tresor e Jean-Claude portano all’altare la reliquia. Si tratta della giacca indossata dal beato il giorno del rapimento e del successivo martirio, con impressi i segni della violenza subita. Alla Celebrazione è presente anche la madre Gertrude, mentre il padre del beato è purtroppo scomparso. Nel frattempo viene cantato l’inno al beato, in italiano, con musica congolese, la cui vita libera è “modello per noi”.

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I fratelli del beato portano all'altare la reliquia della giacca indossata da Floribert il giorno del martirio

"E' meglio morire che accettare questi soldi"

Nell'omelia il cardinale Semeraro ricorda il momento della “grazia a caro prezzo” per il 26 enne funzionario della dogana alla frontiera della Repubblica Democratica del Congo con il Ruanda, attivo da quando era universitario nella Scuola della Pace di Sant’Egidio a Goma, capoluogo del Nord Kivu. Il “momento della scelta”…

Fu quando con le minacce e le lusinghe della corruzione gli fu chiesto di far passare alla dogana del cibo avariato che avrebbe avvelenato le tavole della gente di Goma. Egli, nutrito dalla Parola di Dio e dall’Eucarestia, si chiese: “Se faccio questo, sto vivendo in Cristo? Sto vivendo per Cristo?”. “Come cristiano – così si rispose – non posso accettare di sacrificare la vita delle persone. È meglio morire che accettare questi soldi”.

Martirio “in odio alla fede” e contro la corruzione

Per questo, tra il 7 e l’8 luglio del 2007, venne sequestrato, torturato e ucciso. Il suo martirio “in odio alla fede” è stato riconosciuto nel novembre scorso da Papa Francesco aprendo la strada alla beatificazione, in quanto legato alla corruzione e al culto del denaro ad ogni costo, che inquina il futuro e le speranze dell’Africa. La sua scelta era, sottolinea il prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, “era tra il vivere per sé stessi e il vivere per Cristo”, e Floribert ha scelto “la resistenza al male, fino in fondo, sino all’effusione del sangue”. E ricorda cosa disse Papa Francesco incontrando i giovani nel suo viaggio in Repubblica Democratica del Congo, il 2 febbraio 2023.

Poteva lasciare andare, non lo avrebbero scoperto e ci avrebbe pure guadagnato. Ma, in quanto cristiano, pregò, pensò agli altri e scelse di essere onesto, dicendo no alla sporcizia della corruzione. Questo è mantenere le mani pulite, mentre le mani che trafficano soldi si sporcano di sangue. Se qualcuno ti allungherà una busta, ti prometterà favori e ricchezze, non cadere nella trappola, non farti ingannare, non lasciarti inghiottire dalla palude del male.

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L'entusiasmo dei fedeli al momento della proclamazione

L' amore bussola che orientava la sue scelte

Della testimonianza di Floribert, il cardinale Semeraro sottolinea che “in ogni occasione della vita Dio era il suo riferimento”: prova ne è la sua Bibbia conservata a Roma, nel Santuario dei Nuovi Martiri a San Bartolomeo all’Isola, che “permette di constatare le tracce di una lettura costante”.

Egli si è totalmente aperto all’amore che lo abbracciava al punto da lasciarsene plasmare nel profondo e farne la bussola che orientava le sue scelte.

"Tutti hanno diritto alla pace nel cuore"

E’ la spiritualità che il giovane congolese ha trovato nella Comunità di Sant’Egidio, e che Papa Francesco, nella sua visita a Santa Maria in Trastevere, nel 2018, per i 50 anni dalla fondazione, ha sintetizzato in “preghiera, poveri e pace”. Nella comunità Floribert, ricorda il porporato, ha scoperto che “vi è più gioia nel dare che nel ricevere” riversando la sua attenzione ai poveri di Goma, in particolare ai bambini di strada, ai quali vuole dare speranza e futuro, impegnandosi con loro nella Scuola della Pace. E cita una frase del nuovo beato…

“Tutti hanno diritto alla pace nel cuore”! In un tempo segnato dalla guerra e dalla violenza, in cui tanti nella Repubblica Democratica del Congo e altrove cercano la pace, queste parole ci colpiscono più che mai!

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Il Papa saluta la mamma del nuovo beato Floribert Bwana Chui, durante l'udienza ai pellegrini della Repubblica Democratica del Congo venuti a Roma per la beatificazione

Un Congo in pace, raccolto alla stessa tavola come famiglia

La sua beatificazione si celebra a Roma, sottolinea Semeraro, proprio perché a Goma “mancano le condizioni di sicurezza e tranquillità”. Così spiritualmente oggi Floribert si fa pellegrino a Roma, come sperava prima di essere ucciso. Tra le testimonianze raccolte, ricorda il celebrante, si legge che con il suo impegno intendeva riunire i giovani di Goma come in una famiglia, che rifiuta con lui la guerra.

Scelse perciò di condividere l’impegno di Sant’Egidio per la pace; perché – diceva – “mette tutti i popoli alla stessa tavola”. Sognava di essere un uomo di pace e di potere così contribuire alla pace della sua terra, che amava tanto. Oggi, dunque, facciamo nostra la sua aspirazione a un Congo in pace, raccolto alla stessa tavola come una famiglia.

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Un'altra immagine della proclamazione del nuovo beato

Per lui la vita della gente era molto più preziosa del denaro

Il beato Floribert, conclude il prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, ha compreso che la propria anima, ma anche la vita della sua gente “erano infinitamente più preziose del denaro” ed oggi, proprio grazie alla fedeltà della sua vita che lo ha condotto al martirio, “la Chiesa lo indica come un testimone e lo propone come un maestro per noi tutti”. Per la sua intercessione “il Signore doni ai giovani e a tutti i credenti della Chiesa in Congo, in particolare a Goma, nuova forza nel perseguire il bene, resistendo al male”. E incoraggiata dal suo esempio, la Comunità di Sant’Egidio “prosegua con libertà sulla triplice via della preghiera, dei poveri e della pace”.

Il ricordo di Papa Francesco

Il Papa - accolto da un lunghissimo applauso - inizia il suo discorso tutto in francese citando il predecessore Francesco, il quale, nel viaggio in Repubblica Democratica del Congo del gennaio 2023, durante l’incontro affollatissimo con i giovani congolesi nello Stade des Martyrs, tra musica, balli e testimonianze, volle riservare un ampio ricordo di Floribert Bwana Chui.

Leone XIV: un cristiano che si opponeva all’ingiustizia

All’Angelus domenicale, Papa Leone XIV aveva ricordato la Beatificazione del pomeriggio, nella Basilica di San Paolo fuori le mura, parlando così del giovane martire congolese.

È stato ucciso a ventisei anni perché, in quanto cristiano, si opponeva all’ingiustizia e difendeva i piccoli e i poveri. La sua testimonianza dia coraggio e speranza ai giovani della Repubblica Democratica del Congo e di tutta l’Africa!

* Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano. Originalmente pubblicato in: www.vaticannews.va

Last modified on Monday, 16 June 2025 23:17
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