Sostenere i popoli indigeni nel loro impegno di prendersi cura della nostra casa comune. Motivata da questa causa urgente, l’Associazione “Il mondo di Tommaso” ha organizzato il 5 e 6 aprile 2025 la terza edizione del Convegno “Un grido dall’Amazonia”.
“Ringrazio ‘Il mondo di Tommaso’ e voi tutti presenti per il sostegno che date al Popolo Yanomami di Roraima. Ringrazio in particolare per il sostegno da voi offerto per la promozione di una scuola per i nostri ragazzi e per la formazione dei professori bilingue. Se gli Yanomami, e in modo speciale, i giovani, si reimpossesseranno della loro cultura ancestrale, il nostro Popolo avrà più forza per fare fronte ai continui attacchi dei non-indigeni che vogliono cancellarci dalla nostra casa-foresta”.
Era un Davi Kopenawa sorridente e appassionato quello che parlava da Boa Vista, nel corso di un collegamento internet con Vittorio Veneto (Italia) dove, negli stessi giorni di aprile dello scorso anno, aveva partecipato di persona a un grande incontro con diverse associazioni e tanta gente per dare voce al grido della foresta amazzonica. Anche quest’anno l’appuntamento si è riprodotto, e l’intervento del grande sciamano e portavoce dei popoli originari del Brasile ne ha costituto il momento più alto.
Seduto accanto al missionario della Consolata, fratel Carlo Zacquini, che da ben 60 anni vive con gli Yanomami in Roraima, Kopenawa ha ricordato anche l’impegno de “Il mondo di Tommaso” per garantire il controllo dei confini del Territorio Indigeno, un’area estesa oltre 9 milioni di ettari ratifica dal Governo federale nel 1992.
Claudio Corazza, fondatore dell’Associazione “Il mondo di Tommaso"
Aprendo il Convegno, sabato 5 aprile, al parco Fenderl di Vittorio Veneto, il fondatore dell’Associazione “Il mondo di Tommaso”, Claudio Corazza, ha rimarcato con vigore il grande impegno dei numerosi aderenti a favore del progetto sostenuto dai Missionari della Consolata, di un Centro di Documentazione Indigena (CDI) sulla storia e la cultura dei popoli indigeni di cui fratel Carlo Zacquini, 87 anni, ha raccolto più di seimila documenti ed oggetti. Un progetto prezioso, sul quale ha parlato all’incontro il padre brasiliano, Jaime C. Patias, direttore dell’Ufficio per la comunicazione dell’Istituto Missioni Consolata, congregazione presente nell’Amazzonia dal 1948, sottolineandone il grande valore educativo e storico, in un orizzonte che va ben oltre i confini del Brasile.
Padre Jaime C. Patias: "tutto è interconnesso e se gli indigeni muoiono, la foresta scomparirà, e quindi anche noi"
Il popolo Yanomami conta circa 30mila individui sparsi nei territori di Brasile e Venezuela. Si stima che nel 2023 fossero oltre 20 mila i cercatori d’oro (garimpeiros) illegalmente presenti nelle loro terre. “Questo popolo subisce una violenza totale perché, oltre alla degradazione della foresta e all' avvelenamento dei fiumi, aumenta anche la diffusione di malattie, l’epidemia di malaria, la denutrizione, le violenze sulle donne, l'introduzione di armi di fuoco, della droga, ecc. Quindi, è una violenza totale, violenza sociale, ma anche una violenza spirituale” - ha ricordato padre Patias - “questo perché, tutto è interconnesso e se gli indigeni muoiono, la foresta scomparirà, e quindi anche noi”.
Attualmente almeno 15 missionari e missionarie della Consolata sono impegnati nell'accompagnamento delle comunità nella Terra Indigena Raposa Serra do Sol (con circa 1,7 milioni di ettari) e nella Missione Catrimani fondata nel 1965 tra gli Yanomami.
Documentario "La Nuvola" realizzato dall'Associazione "Il mondo di Tommaso"
E proprio a Roraima, Claudio Corazza e altri membri dell’associazione si sono recati lo scorso gennaio per incontrare Carlo Zacquini e l’associazione Hutukara Yanomami (fonda nel 2004 e presieduta da Kopenawa), oltre al vescovo di Boa Vista, don Evaristo Spengler. Un viaggio che ha dato vita a un bel Documentario, che è stato proiettato nel corso del recente Convegno.
Il giornalista e vaticanista, Raffaele Luise durante il Convegno a Vittorio Veneto
Nel suo intervento, Raffaele Luise (autore del libro “Amazzonia. Viaggio al tempo della fine”), ha riassunto il drammatico quadro geopolitico che sconvolge il mondo, tra guerre guerreggiate, guerre commerciali e aggressione generalizzata all’ambiente, per denunciare come tutte queste dinamiche perverse confluiscano nel peggiorare enormemente l’integrità e la salute della Madre Terra e a rendere sempre più incerta la sopravvivenza dell’umanità. “Un’umanità che, attentando alla vita del pianeta, sta pericolosamente tagliando il ramo sul quale essa stessa è appoggiata”, ha detto Luise. Che ha poi voluto sottolineare l’importanza, tanto più grande in questa temperie drammatica, di un incontro che per il terzo anno consecutivo (nell’aprile del 2023 era presente il portavoce del popolo Mayuruna, Marcos Goncalves; l’anno scorso il portavoce degli Yanomami, Davi Kopenawa; quest’anno, ancora Kopenawa, ma a distanza) sta come tracciando il solco prezioso di una memoria e di un impegno generoso a difesa dei popoli indigeni e dell’Amazzonia.
Un concetto questo, ripreso, nelle conclusioni, dall’ambientalista Toio de Savorgnani e dal direttore dell’Ecoistituto Veneto, Michele Boato. E sottolineato a più voci, il giorno successivo, nel “plein air” di una suggestiva camminata dialogata nel cuore della foresta del Cansiglio. Secondo l’agroecologo, Luis J. Carlos Barbato, “la velocità con cui si sta deforestando genera la ‘grande accelerazione’ del cambiamento climatico che spinge la popolazione mondiale a dei capovolgimenti di comportamento: guerre, migrazioni, nazionalismi, autarchie se non ‘dittature’, lotte sociali, abbrutimento e degrado psicologico, ad esempio, sono il ‘campanello d’allarme’ dell’emarginazione dell’homo sapiens verso il ‘collasso’ e la foresta ne è l’attenta antenna”.
L'intervento dell’agroecologo, Luis J. Carlos Barbato durante la passeggiata nella Foresta del Cansiglio
La forestale e scrittrice, Paola Favero, autrice del libro “La foresta racconta”, ha sottolineato la necessità di “essere ben informati, cercare di sapere da dove vengono le informazioni e capire cosa sta succedendo; intervenire nei processi politici e rimanere uniti lavorando in rete perché la base ha un grande potere. La coscienza si crea dal basso, e quindi bisogna lavorare e protestare per cambiare le decisioni. Abbiamo forza anche se pensiamo di non averne più”, ha avvertito.
È stata una vera immersione in un incantevole mare verde, molto partecipata, che in cinque tappe ha visto le riflessioni di diversi scienziati della natura, e l’affascinante esecuzione di musiche e danze dall’intenso sapore “ecologico integrale”. Per dirla con Papa Francesco, che lo scorso aprile ha ricevuto in udienza privata Kopenawa e fratel Carlo, accompagnati da Raffaele Luise. I quali hanno poi condiviso quell’ emozionante esperienza con i missionari della Consolata, nella loro casa generalizia a Roma.
Tutto converge e contribuisce al sostegno dei popoli indigeni che sono i più colpiti dal sistema capitalistico predatorio. In questo senso, il Convegno era in sintonia piena con la 21esima edizione dell'Accampamento Terra Livre, la più grande assemblea di comunità indigene del Brasile, che quest’anno ha mobilitato, dal 7 al 13 aprile, circa 10.000 partecipanti, compresi i leader di nove Paesi del bacino amazzonico. Tra gli obiettivi c'era l'articolazione di un'alleanza internazionale per difendere i diritti dei popoli indigeni durante la COP 30, la conferenza sui Cambiamenti Climatici, che si terrà a Belém in Brasile, dal 10 al 21 novembre 2025.
* Raffaele Luise e padre Jaime C. Patias, IMC, Ufficio per la comunicazione.
Documentario Convegno "Un Grido dall'Amazzonia", aprile 2024