V Domenica del TO / C - “Sulla tua parola getterò le reti”

"Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini" "Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini"

Is 6,1-2,3-8; Sal 137; 1 Cor 15,1-11; Lc 5,1-11

La disponibilità e la prontezza a collaborare, anche attraverso un cammino non facile, nel progetto salvifico di Dio sono il tema conduttore delle tre letture di questa domenica. Nella prima lettura davanti alla domanda, “chi manderò e chi andrà per noi”, il profeta Isaia si mette a disposizione dicendo “eccomi, manda me”.

Nel Vangelo, Simon Pietro, sebbene abbia passato tutta la notte senza successo nella pesca, scommette sulla proposta e si rimette in servizio, seguendo il mandato del Maestro, solo sulla Sua parola: “abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. È in base a questa disponibilità e fede che riceve la sua vocazione e missione: “d'ora in poi sarai pescatore di uomini”.

Eccomi, manda a me

La prima Lettura racconta di un’impressionante visione ove Isaia vede i Serafini che proclamano la grandezza e la santità di Dio: “Santo, Santo, Santo il Signore degli eserciti”. Dio è tre volte Santo, questa ripetizione è un modo superlativo di esprimere la santità di Dio, in ebraico quando si ripete un aggettivo due volte è un comparativo; quindi, tre volte Santo esprime un superlativo: Dio è super santo e anche questi esseri celesti ne riconoscono la santità. Allora, Dio che è santo interviene per purificare il profeta: le sue labbra vengono toccate, da questo punto Isaia si sente pronto per la missione, colui che aveva detto “ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito”, ora si mette a disposizione per la missione: “eccomi, manda me”.

È bello contemplare come Isaia davanti alla grandezza e alla santità di Dio riconosca se stesso e si senta “perduto” a causa non solo del suo peccato ma anche di quello del suo popolo con cui egli abitava: “io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito.” Bisognerà però attendere l’intervento del Serafini che lo rendano un uomo nuovo, affinché Isaia possa rivolgersi a Dio, tre volte santo e dichiarare la sua totale disponibilità nel mettersi al suo servizio: “Eccomi, manda me”. Nella risposta si notano l’affidarsi di Isaia, non solo alle sue forze, ma anche e soprattutto sulla santità di Dio, la cui misericordia è senza limiti, pertanto Isaia manifesta l’atteggiamento tipico del servo pronto a eseguire gli ordini del suo Re.

Sulla tua parola getterò le reti

Gesù arriva al lago di Gennèsaret, trova due barche, entra in esse, comincia a insegnare, quando finisce di parlare, dice a Simone: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Simone risponde: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". Anche se i pescatori hanno passato tutta la notte a pescare senza successo, Simone accetta la proposta e si rimette al lavoro, seguendo il comando del Maestro: “sulla tua parola getterò le reti”. Solo a questa condizione la pesca si rende generosa, “presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano”.

La pesca miracolosa ha provocato un’impressione molto profonda simile a quella del profeta Isaia. Simone come Isaia si accorge non solo della santità di Dio ma anche della sua potenza e nel contempo della propria impurezza e piccolezza, Simone prova spavento e dice: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”. Da quell'esperienza di riconoscere la grandezza e santità di Dio, da una parte, e la propria piccolezza umana, dall’altra, nasce una chiamata al discepolato: “Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini”.

Il lago e la barca sono luoghi abituali per Simon Pietro, Giacomo e Giovanni. Gesù entra nella loro vita ed entra in un momento di frustrazione per il fallimento della pesca della sera prima. È in quella solitudine causata dal fallimento, dall'insuccesso, quando tutto sembra essere inutile, che Gesù propone un nuovo inizio: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”; “fatti coraggio e ricomincia da dove hai finito”; ricomincia dalla delusione, riprova ancora”. Ma per quei pescatori professionisti, pescare dopo una notte di lavoro inutile era certamente una follia, tanto più che tale istruzione veniva dal figlio di un falegname.

“Visto che lo dici, getterò le reti” Simon Pietro che con grande coraggio e umiltà obbedisce a Gesù, ora non più come semplice figlio di un falegname, ma come “Maestro” e “Signore”. Simon Pietro non riparte dal fallimento e dall'insuccesso umano, ma dalle parole e dal comando di Gesù. È dunque la fiducia e l'obbedienza, cioè la fede di Simon Pietro nella parola di Gesù, che ha reso efficace la pesca miracolosa. Non tanto per le capacità e abilità di Pietro, ma perché questi ha seguito il comando di Gesù, Maestro e Signore. Solo nell'obbedienza alla parola del Signore si può ottenere ciò che è impossibile con le forze umane, la fede non ha altro sostegno che la parola di Dio.

Sono dunque la fede, la disponibilità e l'obbedienza le basi della nuova missione: “Non avere paura. D'ora in poi sarai un pescatore di uomini”. Gesù dice a Simon Pietro di non aver paura del suo passato e dei fallimenti della vita e lo invita ad essere un “pescatore di uomini”, cioè a preoccuparsi della vita, della salvezza, della dignità, della salute e della libertà di tutti, a cominciare dai più deboli.

Siamo tutti indegni, ma siamo tutti chiamati dal Signore, che non teme le nostre indegnità, a diventare missionari il Regno di Dio, seppur con compiti diversi. Siamo chiamati ad andare avanti sempre e comunque, nonostante tristezze, fallimenti e delusioni, fidandoci dalla Sua chiamata.     

Il discepolo missionario, come sottolinea Papa Francesco, è consapevole che “la logica che guida la missione di Gesù e la missione della Chiesa è andare alla ricerca, “pescare” gli uomini e le donne [...] per restituire a tutti la piena dignità e libertà, mediante il perdono dei peccati. Questo è l’essenziale del cristianesimo: diffondere l’amore rigenerante e gratuito di Dio, con un atteggiamento di accoglienza e di misericordia verso tutti, perché ognuno possa incontrare la tenerezza di Dio e avere pienezza di vita”.

* Mons. Osório Citora Afonso, IMC, è vescovo ausiliare dell’Archidiocesi di Maputo e segretario della Conferenza Episcopale del Mozambico (CEM).

Ultima modifica il Lunedì, 10 Febbraio 2025 20:50

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