Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12
Nella festa della manifestazione del Signore o Epifania la prima lettura mette al centro la città di Gerusalemme che diventa un punto di speranza fondamentale, poiché luce e luogo della rivelazione della gloria del Signore, non solo del popolo d’Israele, ma di tutti i popoli della terra che andranno verso di essa e da essa riceveranno la luce. Infatti, “tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore”.
Nel Vangelo, invece, è Gesù la luce e il luogo della rivelazione della gloria del Signore. Alcuni Magi, in rappresentanza dei popoli pagani, giungono da oriente, verso Gesù che è la luce e la gloria, come aveva già detto Simeone: “i miei occhi han visto la tua salvezza che hai preparato davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele” (Lc 2,29-32).
Così come Gerusalemme è chiamata ad alzarsi, rivestirsi di luce, alzare gli occhi per guardare, così anche noi - i discepoli di Gesù - siamo invitati ad alzarci, rivestirci di luce, alzare gli occhi intorno e guardare poiché siamo noi “luce del mondo” (Mt 5,14) Gesù dirà infatti ai suoi discepoli, i credenti: "Voi siete la luce del mondo" e quindi "Risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre nei cieli" (Mt 5,16), la nostra luce deve dunque risplendere davanti agli uomini perché vedano le nostre opere buone e glorifichino il Padre.
“Tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore”
Il tema della luce, nel brano odierno di Isaia, è fondamentale e attraversa tutta la narrazione. Gerusalemme è chiamata ad alzarsi per rivestirsi di luce, la vera luce che arriva dal Signore. Tale Luce risplenderà sopra Gerusalemme, brillerà sopra di essa. La città sarà radiante e potrà finalmente attrarre i popoli lontani che cammineranno verso la luce della città. Una città radiante e attraente, mentre il mondo sarà ricoperto dalle tenebre, la città risplenderà di luce ed essa stessa diventerà luce per le nazioni e centro di attrazione di tutti i popoli, poiché Dio vi è presente.
È ben chiaro che gli abitanti di Gerusalemme sono chiamati ad alzarsi ed aprirsi alla luce, per poterla accogliere, l’autore afferma di lasciarsi “rivestire di luce”. Nella tradizione biblica l’abito è simbolo dell’identità. Sono chiamati ad essere luce ad identificarsi con la luce, solo così potranno avvolgere di luce le città che sono immerse nelle tenebre. Inoltre, Gerusalemme ed i suoi abitanti sono chiamati ad alzare lo sguardo: “alza gli occhi intorno e guarda”. Gerusalemme abituata ad essere ripiegata su se stessa e anche chiusa nella sua dimensione, è chiamata ad alzare gli occhi e guardare il popolo che vive in lei. Un popolo che vive nelle tenebre e nell’oscurità, il quale alzando gli occhi, volgendo verso l’alto lo sguardo potrà rendersi conto della sua missione e vocazione: essere luce che illumina l’umanità intera: un piccolo popolo che diventa faro di luce in grado di attrarre l’umanità intera.
Nel Vangelo di Matteo, Gesù viene presentato come luce e luogo della rivelazione della gloria del Signore, è la realizzazione della profezia di Isaia: “E tu, Betlemme, … da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele». I Magi rappresentano il mondo pagano, il mondo che vive nelle tenebre e nell’oscurità e che va all’incontro della luce. Si lasciano trascinare dalla luce che è Gesù: “nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo” (Mt 2,1-2). I Magi hanno visto “sorgere la stella”, l’hanno collegata alla nascita di Cristo e si sono messi in cammino verso Gerusalemme, radiante di luce, una città verso cui convergono in pellegrinaggio tutti i popoli secondo il profeta Isaia. “Gesù diventa radianti di luce per i pastori prima, per i magi e per tutti noi”. I Magi si alzano e si mettono in cammino attratti dalla luce, anche noi dobbiamo camminare rischiararti dalla luce della stella che è il Vangelo: “La tua parola è luce sul mio cammino”, come dice il salmista.
Dopo una lettura della mia bozza, una carissima amica mi fa notare che “sappiamo che la luce si propaga anche nel vuoto…, e che è un’onda elettromagnetica che interagisce con la materia. Gesù che è luce raggiunge anche il vuoto, porta movimento e per sua natura interagisce. Infatti, chi ne è toccato non è più quello di prima…. Ecco perché i Magi prendono una nuova strada”
Il discepolo missionario, si lascia trascinare e muovere dalla luce come i Re Magi, come ha ben sottolineato Papa Francesco: “una luce che li muove alla ricerca della grande Luce di Cristo. È la santa furbizia, quella degli stessi Magi, che ci guida nel cammino della fede, che non ci fa cadere nelle insidie delle tenebre e che ci insegna come difenderci dall’oscurità che cerca di avvolgere la nostra vita. In questo tempo è tanto importante questo: custodire la fede. Bisogna andare oltre, oltre il buio, oltre il fascino delle Sirene, oltre la mondanità, oltre tante modernità che oggi ci sono, andare verso Betlemme, là dove, nella semplicità di una casa di periferia, tra una mamma e un papà pieni d’amore e di fede, risplende il Sole sorto dall’alto, il Re dell’universo.”
* Mons. Osório Citora Afonso, IMC, è vescovo ausiliare dell’Archidiocesi di Maputo e segretario della Conferenza Episcopale del Mozambico (CEM).