Lc 2,15-20
Dopo la narrazione di come avvenne la nascita di Gesù a Betlemme e come tale nascita fu annunciata ai poveri pastori che vegliavano sulle loro greggi (Lc 2,1-14), la pagina del Vangelo che ci è proposta nella messa dell’Aurora, fa seguito alla narrazione della nascita, raccontando, con gran movimento, come i pastori reagiscono alla notizia.
Nel tempo in cui nacque Gesù, pur essendo i pastori dei disgraziati, la feccia della società, degli emarginati, essi (però) diventano i primi destinatari privilegiati dell’evento della nascita del Salvatore del mondo e furono, nel contempo, i protagonisti, i primi a rendere omaggio al Salvatore. Le caratteristiche dei pastori e di tutti coloro che vogliono vedere il bambino Gesù sono l’umiltà e la curiosità ed avere Dio come massima priorità.
Da persone umili, semplici curiose, essi si mettono in movimento per andare e per tornare: andare per vedere e tornare “glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”. Sottolineiamo dunque alcune delle reazioni dei pastori.
La prima è quella di aver bisogno di vedere perciò i pastori vanno a vedere per verificare l’accaduto: “andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. Andare per vedere: i pastori non rimangono nel torpore e nell’indifferenza della vita quotidiana davanti al grande annuncio ma sentono il bisogno di mettersi in cammino per il luogo dove è avvenuta la nascita del Salvatore. Nulla impedisce loro di mettersi in cammino: né la notte, né la paura dell’ignoto: essi vanno senza indugio.
La seconda reazione è “mettersi in cammino”. Non si tratta di un semplice aver bisogno di andare, un mero desiderio ma questo desiderio deve diventare realtà. Essi, lasciando il gregge, si mettono subito in cammino. L’evangelista sottolinea che essi sono andati subito senza indugio cioè un andare senza troppi calcoli, dando tutto per scontato o per abitudine, muri alzati, amarezze, egoismi, rancori, pettegolezzi. Si liberano di tutti questi ostacoli per passare dal desiderio all’esecuzione. Compiono questo gesto perché la notizia della nascita del bambino Gesù ha la massima priorità.
In una società come la nostra dove “nell’elenco delle priorità Dio si trova all’ultimo posto”, come l’aveva detto Papa Benedetto XVI, occorre smuoversi e seguire l’esempio dei pastori che mettono al primo posto Dio e la salvezza che ne deriva. Il nostro mondo può mettersi in cammino senza indugio solo se è capace di cambiare l’ordine dei valori, eliminando tutte le cose che sembrano urgentissime e quindi occupano il primo posto. Invece, bisogna vedere l’importanza di Dio e lasciarsi innamorare di lui.
Solo se ci smuoviamo avremo la possibilità di trovare Maria, Giuseppe e il Bambino, come fecero i pastori. Avendolo trovato possono testimoniare ciò che del Bambino è stato detto loro. Loro non parlano di se stessi, dei loro sentimenti, di quello che sanno ma parlano di Dio, danno testimonianza.
La terza reazione dei pastori è quella di glorificare e lodare Dio. Infatti, essi “se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro”. Mentre davanti a Maria e Giuseppe i pastori testimoniano tutto ciò che avevano udito, ritornando glorificano e lodano Dio.
Il discepolo missionario è colui che si muove davanti alla novità della nascita come fecero i pastori. Infatti, come ha sottolineato il Santo Padre, essi si muovono: “Non stanno fermi come chi si sente arrivato e non ha bisogno di nulla, ma vanno, lasciano il gregge incustodito, rischiano per Dio. E dopo aver visto Gesù, pur non essendo esperti nel parlare, vanno ad annunciarlo, tanto che «tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori» (v. 18)”.
“Mettiamoci in cammino senza paura.
Il Natale di quest’anno ci farà trovare Gesù e, con Lui,
il bandolo della nostra esistenza redenta,
la festa di vivere, il gusto dell’ essenziale….
Allora finalmente non solo il cielo dei nostri presepi,
sarà libero di smog, privo di segni di morte
e illuminato di stelle.
E dal nostro cuore, non più pietrificato dalle delusioni,
strariperà la speranza” (Don Tonino Bello).
Buon Santo Natale
* Mons. Osório Citora Afonso, IMC, è vescovo ausiliare dell’Archidiocesi di Maputo e segretario della Conferenza Episcopale del Mozambico (CEM).