Domenica delle Palme / B - “Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!”

Veramente Gesù, il Messia, è il Figlio di Dio. Veramente Gesù, il Messia, è il Figlio di Dio.

Is 50,4-7
Sal 21
Fil 2,6-11
Mc 14,1-15,47

Non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio

Paolo, nell’inno cristologico nella Lettera ai Filippesi, mette al centro, di un duplice movimento, la condizione divina di Gesù: Egli è figlio di Dio ed è uguale a Dio nella divinità perché partecipa della stessa divinità di Suo Padre. Nel movimento discensionale, Cristo Gesù, nonostante la grandezza divina che gli appartiene per natura, sceglie di scendere fino all’umiliazione della ‘morte di croce’. Così Egli partecipa alla realtà di sofferenza e di morte dell’umanità. “Egli non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso; assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce”.

Nel secondo movimento, quello ascensionale, Cristo Gesù viene esaltato in modo sovreminente, cioè, viene intronizzato alla destra di Dio. Dio lo ha esaltato al di sopra di ogni possibilità “al Figlio, che per amore si è umiliato nella morte, il Padre conferisce una dignità incomparabile, il ‘Nome’ più eccelso, quello di ‘Signore’, proprio di Dio stesso”, come aveva detto Papa Benedetto XVI. Anzi Paolo dice che le ginocchia devono essere piegate davanti a Gesù, davanti a quell’uomo che si è abbassato così tanto. Tutti: in cielo, in terra, sottoterra, devono inginocchiarsi davanti Gesù, già il centurione, quasi in ginocchio, aveva detto: “Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!”.

Davvero quest'uomo era Figlio di Dio

Fin dall’inizio del Vangelo di Marco, Gesù, oltre ad essere Figlio di Maria, viene presentato come “il Figlio di Dio”: “Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”. Questo termine “Figlio di Dio”, oltre che in Mc 1,1, compare altre 4 volte. Due volte viene pronunciato dal demonio, il grande conoscitore di Gesù, che confessa anticipatamente la sua figliolanza divina per creare negli uomini un’immagine falsa del Figlio di Dio, quella del guaritore dei suoi malanni fisici o psichici e quella di colui che è mandato da Dio a tormentare l’uomo a causa della sua miserabile condizione (Mc 3,11; 5,7). Una volta il termine “Figlio di Dio” è pronunciato dal sommo sacerdote per accusare Gesù di bestemmia perché egli, che è uomo, pretende di essere il Figlio di Dio (Mc 14,61). Un’ultima volta è pronunciato dal centurione romano, un pagano che, stando di fronte al crocifisso, “vistolo spirare in quel modo, disse: Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!”.

Nella Passione di Gesù, secondo il Vangelo di Marco, si vuole mostrare come Gesù il Figlio di Dio accetta di realizzare il progetto del Padre, anche quando questo progetto passa attraverso un destino di croce. Marco vuole che i credenti, a cui si rivolge la catechesi, concludano nello stesso modo del centurione romano che assiste alla passione e morte di Gesù: "Davvero quest'uomo era il Figlio di Dio" (Mc 15,39). Così si conferma la tesi di Marco, che fin dall'inizio del Vangelo (cfr. Mc 1,1), si propone di presentare: Gesù, il Messia, è il Figlio di Dio. Nei vari momenti e luoghi della Passione viene sottolineato questo suo essere figlio di Dio.

Nel Getsemani, Gesù si rivolge al Padre che non chiama “Padre” ma con una formula affettuosa e intima: “Abba’ (babbo), un modo infantile di chiamare il Padre, ma che anche gli adulti usano. Nei momenti normali, è difficile trovare delle persone che, rivolgendosi a Dio, lo chiamino Papà. Chiamandolo così, Gesù rivela la sua relazione unica con il Padre. San Paolo, invita anche noi a chiamare Dio “Abbà”, con la stessa tenerezza, la stessa confidenza di Gesù. Benché Gesù chieda al Papà di “allontanare il calice, la sofferenza, l’imminente morte, Egli mette un “però”: “Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”. L’ultima parola non è l’«io» di Gesù, ma il «tu» del Padre: «Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14,36). È quanto Gesù aveva insegnato a chiedere ai discepoli: «Sia fatta la tua volontà» (Mt 6,10). Quando Gesù poteva avere tante ragioni per annebbiare la sua fiducia nel Padre, dice invece ‘Abba’! Su questo punto Gesù è irremovibile: può capitare qualsiasi cosa, ma davanti al Padre è sempre suo Figlio. Anche sulla croce farà una domanda, ma al proprio Dio, dal quale non si stacca.

Nella lettura della passione di Gesù secondo il Vangelo di Marco, nuovamente appare il suo essere “figlio di Dio” quando si trova nel palazzo del sommo sacerdote, Gesù è condotto davanti al Sinedrio, mentre Pietro resta fuori. Nel processo Gesù viene interrogato ma egli tace fino a che il sommo sacerdote non gli rivolge la domanda esplicita: «Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?». Gesù non nasconde la sua vera identità, anzi, fa una rivelazione solenne: parlando di sè egli dice: “Io lo sono” E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo». È una risposta disarmante.

Il titolo “Io sono” è l’appellativo che Dio usa rivelandosi a Mosè: “Dio disse a Mosè: “io sono Colui che sono (Es 3,14-15)” e poi dirà “dirai agli israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi”. Gesù, nel momento del processo, non vuole nessun equivoco, anzi parla con parresia, con franchezza: “Io sono”. Adopera il nome di Dio per dire che non solo è figlio di Dio ma è Dio, che viene da Colui che si era rivelato “Io sono”. È impressionante che nel Vangelo di Marco, Gesù molte volte, quando viene svelata la sua missione e la sua identità, comandi il silenzio, il segreto, il non dire agli altri.

L’ultima volta che viene chiamato Figlio di Dio, è nella professione di fede del centurione, davanti alla croce. Come diceva Carlo Maria Martini, “una strana professione se pensiamo che viene da parte di un uomo incaricato ufficialmente di condurre a morte il Signore! Eppure, noi stessi, come quel soldato, siamo implicati nella morte e nel calvario di Gesù; noi stessi siamo protagonisti e non solo spettatori di questo evento. E, come il centurione, sentiamo di non avere le disposizioni adatte a comprendere ciò che sta accadendo”.

Il discepolo missionario, come afferma Papa Francesco, “non si sente orfano di Dio poiché siamo suoi figli. Quindi come figli dello stesso Padre buono e misericordioso possiamo guardarci come fratelli e le nostre differenze non fanno che moltiplicare la gioia. Mediante il Fratello universale, che è Gesù possiamo relazionarci agli altri in modo nuovo, non più come orfani, ma come figli dello stesso Padre buono e misericordioso. Guardarci come fratelli, e le nostre differenze accrescono la meraviglia di appartenere a quest’unica paternità e fraternità”.

* Mons. Osório Citora Afonso, IMC, è vescovo ausiliare dell’Archidiocesi di Maputo, Mozambico.

Last modified on Monday, 25 March 2024 08:29

Gli ultimi articoli

IV Domenica di Quaresima / C -“Lasciamoci rigenerare dall’amore misericordioso del Padre”

27-03-2025 Domenica Missionaria

IV Domenica di Quaresima / C -“Lasciamoci rigenerare dall’amore misericordioso del Padre”

Gs 5,9-12; Sal 33; 2 Cor 5,17-21; Lc 15,1-3.11-32 Nella quarta tappa del “cammino quaresimale”, le letture odierne ci parlano di...

Giubileo dei Missionari della Misericordia, oltre 500 preti da tutti i continenti

27-03-2025 Notizie

Giubileo dei Missionari della Misericordia, oltre 500 preti da tutti i continenti

Dal 28 al 30 marzo si svolgerà il sesto grande evento giubilare che vedrà la partecipazione dei sacerdoti missionari della...

San Giuseppe Allamano sulla speranza

27-03-2025 Allamano Santo

San Giuseppe Allamano sulla speranza

Papa Francesco ha indetto il Giubileo della Speranza il 24 dicembre 2024 e si concluderà il 6 gennaio 2026 con...

Burkina Faso. Continuano massacri e repressione

26-03-2025 Notizie

Burkina Faso. Continuano massacri e repressione

Crimini di guerra e sparizioni politiche «È a causa di quello che hanno fatto i vostri parenti che siete qua. Voi...

Diocesi di Dundee in Sudafrica festeggia San Giuseppe Allamano

26-03-2025 I missionari dicono

Diocesi di Dundee in Sudafrica festeggia San Giuseppe Allamano

La Santa Messa di ringraziamento per la Canonizzazione di San Giuseppe Allamano è stata celebrata il 16 marzo 2025 nella...

Aumentano i cattolici nel mondo: sono un miliardo e 406 milioni

25-03-2025 Notizie

Aumentano i cattolici nel mondo: sono un miliardo e 406 milioni

I dati distribuiti dall'Annuario Pontificio e dall'Annuario di statistica si riferiscono al biennio 2022-2023. In leggero calo i sacerdoti, le...

Sant'Oscar Romero, vescovo e martire difensore dei poveri

24-03-2025 Missione Oggi

Sant'Oscar Romero, vescovo e martire difensore dei poveri

Oggi, 24 marzo 2025, la Chiesa ricorda il 45° anniversario del martirio di Sant'Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador...

Il mondo rivede il Papa, il saluto dal Gemelli: “Grazie a tutti”

23-03-2025 Notizie

Il mondo rivede il Papa, il saluto dal Gemelli: “Grazie a tutti”

Francesco si è affacciato per la prima volta dall’inizio del ricovero dal balcone del Policlinico, prima di lasciare l’ospedale dove...

Tanzania: Mons. Romanus Elamu Mihali, vescovo di Iringa

21-03-2025 I missionari dicono

Tanzania: Mons. Romanus Elamu Mihali, vescovo di Iringa

Papa Francesco ha nominato mons. Romanus Elamu Mihali, del clero della diocesi di Mafinga, come nuovo vescovo della diocesi di...

Articoli correlati

onlus

onlus

consolata news 2

 

Contatto

  • Viale Mura Aurelie, 11-13, Roma, Italia
  • +39 06 393 821