Colmati di Spirito Santo

Colmati di Spirito Santo Foto SozziJA
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Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio». Tutti erano stupefatti e perplessi, e si chiedevano l’un l’altro: «Che cosa significa questo?». Altri invece li deridevano e dicevano: «Si sono ubriacati di vino dolce». (At 2,1-13)

RIFLETTI

A partire dal dono dello Spirito Santo alla Chiesa, inizia un nuovo tempo che caratterizza l’ultima fase della «storia della salvezza», prima della venuta finale del Signore. La comunità cristiana è investita di un mandato che non può tradire: annunciare il Vangelo della salvezza fino agli estremi confini della terra. In continuità con le promesse dell’Antico Testamento e la pienezza della rivelazione in Cristo crocifisso e risorto, la Chiesa esercita ora il suo mandato universale mediante l’azione dello Spirito vivificante.

Nel giorno della Pentecoste gli apostoli «escono dal Cenacolo» annunciando in ogni lingua le «meraviglie di Dio». L’azione missionaria dell’evangelizzazione rappresenta la dinamica che la comunità è chiamata a vivere d’ora in poi. Ciascuna comunità illuminata e confortata dall’azione dello Spirito Santo non può che essere una «comunità carismatica e missionaria». In particolare il dono ricevuto tocca la dimensione profetica della comunità cristiana: «cominciarono a parlare in altre lingue» in piena libertà e «parresia» (franchezza profetica). In tal modo si porta a compimento la promessa auspicata da Mosè (cf Nm 11,29) ed annunciata da Gioele (Gio 3,1-5): un giorno tutto il popolo diventerà profeta e lo Spirito di Dio scenderà in ciascun credente. Tutti siamo chiamati a vivere nella forza attrattiva dello Spirito Santo, ciascuno secondo il dono ricevuto, al fine di edificare la Chiesa, tempio dello Spirito.

Nei vv. 9-11 si passa in rassegna l’elenco dei popoli rappresentati, nell’intento di trasmettere ai lettori la dimensione universale del prodigio della Pentecoste. L’elenco indica la «nuova umanità» che nascerà dalla forza dello Spirito mediante la predicazione della Parola. La linea direzionale descritta dall’elenco geografico-etnico indica il percorso da Est ad Ovest e da Nord a Sud, partendo dai lontani ed antichi popoli della Mesopotamia, attraverso l’Asia minore, l’Egitto fino a Roma, centro dell’impero e punto di arrivo della missione cristiana. La menzione della Giudea dopo la Mesopotamia interrompe questa linea ideale, come anche le ultime due popolazioni (cretesi e arabi) risultano fuori dello schema indicato. L’ordine si ricompone se in questo duplice appellativo universalistico si vede una nota riassuntiva di carattere universalistico che si potrebbe vedere nella prospettiva di «popoli della terra fera» (arabi) e delle isole (cretesi), cioè i popoli di ogni parte del mondo abitato (cf. At 2,5).

La terra promessa non è più un luogo circoscritto, ma tutta l’umanità che si apre al Vangelo di Cristo. Ricordiamo l’espressione di Paolo: «Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.» (Gal 3,28). Questa progressione a partire da Gerusalemme ha una straordinaria valenza progettuale per comprendere l’intero libro di Luca: Gerusalemme è il luogo storico della testimonianza del Cristo morto e risorto; la Giudea e la Samaria sono le regioni limitrofe così diverse, chiamate entrambe ad accogliere il Vangelo; gli estremi confini della terra indicano l’universalità della missione della comunità. Gli apostoli non sono soli: mentre Gesù sale al cielo, essi si preparano a una missione senza precedenti.

Alla comunità apostolica si associano alcune donne, discepole del Signore (di cui non si fa il nome). L’intera comunità è unita intorno alla «madre» di Gesù, Maria e ai suoi familiari. Si tratta dell’ultimo riferimento biblico alla figura di Maria, della quale il Nuovo Testamento non ci dirà più nulla. Maria diventa «icona» della Chiesa missionaria, «madre della comunità del Signore, in attesa del dono dello Spirito nella Pentecoste.

DOMANDE

La dinamica missionaria forma parte della vocazione della chiesa. Oggi in che azioni di chiesa la vedi riflessa?

Tutti i popoli sono chiamati alla salvezza... la chiesa come deve porsi in mezzo a tutti i popoli, specialmente i non cristiani?

PREGA

Popoli tutti, battete le mani! Acclamate Dio con grida di gioia, perché terribile è il Signore, l’Altissimo, grande re su tutta la terra. Egli ci ha sottomesso i popoli, sotto i nostri piedi ha posto le nazioni. Ha scelto per noi la nostra eredità, orgoglio di Giacobbe che egli ama. Ascende Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. Cantate inni a Dio, cantate inni, cantate inni al nostro re, cantate inni; perché Dio è re di tutta la terra, cantate inni con arte. Dio regna sulle genti, Dio siede sul suo trono santo. I capi dei popoli si sono raccolti come popolo del Dio di Abramo. Sì, a Dio appartengono i poteri della terra: egli è eccelso. (Salmo 47)

 

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