2 Re 5,14-17;
Sal 97;
2 Tm 2,8-13;
Lc 17,11-19.
La liturgia della Parola ci presenta un insegnamento direttamente mirato sulla preghiera, ed in particolare su un aspetto essenziale della preghiera, riguardante la necessità e l’efficacia della preghiera insistente e perseverante, come l’abbiamo letto che “Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai”.
Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva
Nella prima lettura ci narrava l’episodio in cui Amalek combatteva contro Israele e Israele doveva difendersi. Mosè era sulla vetta del colle, dove era possibile vedere e pregare. Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le abbassava, prevalevano i nemici. Per riuscire a tenere alzate le mani, Aaronne e Hur lo fanno sedere su una pietra mentre essi, uno da una parte e l’altro dall’altra, le sostenevano. Le braccia alzate di Mosè si possono interpretare come un simbolo della preghiera e la sua efficacia. Questo gesto di sostenere le braccia di Mosè era per mantenere Mosè nell’atteggiamento della supplica. Infatti, l’autore sacro afferma “cosi le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo”. L’atteggiamento di Mosè ci invita a sapere pregare con insistenza e con un atteggiamento di fede che ci aiuterà a cambiare il mondo. Infatti, come l’aveva detto Papa Benedetto “la forza, che in silenzio e senza clamori cambia il mondo e lo trasforma nel Regno di Dio, è la fede - ed espressione della fede è la preghiera. Quando la fede si colma d’amore per Dio, riconosciuto come Padre buono e giusto, la preghiera si fa perseverante, insistente, diventa un gemito dello spirito, un grido dell’anima che penetra il cuore di Dio.”
Necessità di pregare sempre e senza stancarsi
Nel Vangelo di oggi Gesù, per parlare della necessità di pregare sempre, racconta una parabola in cui due persone sono i protagonisti: un giudice che non temeva Dio ma che viene presentato come immagine di Dio, malgrado non sia giusto e non si preoccupi della giustizia ed una vedova, l’esempio biblico della persona priva della protezione del marito e dunque oppressa e indifesa. La vedova va dal giudice e gli chiede che gli sia fatta giustizia contro il suo avversario. Ma il giudice la disprezza. La vedova, malgrado l’atteggiamento del giudice, insiste, chiede senza stancarsi, è importuna. Ma il giudice nel suo soliloquio dice tra sé: “anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta, le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi”. Egli dichiara di voler fare giustizia, pur essendo ingiusto (perché non teme Dio e non rispetta). Il giudice si lascia convincere dalla preghiera della vedova. Allora Gesù conclude dicendo che se un giudice disonesto alla fine si lascia convincere dalla preghiera di una vedova, quanto più Dio, che è buono, esaudirà chi lo prega. La preghiera della vedova è il modello di una preghiera perseverante: pregare sempre. In questo mese di ottobre siamo invitati a pregare per i missionari e per la missione. La preghiera è indispensabile per la missione. Per il discepolo missionario, come ha detto Papa Francesco deve pregare sempre poiché “per vivere in pienezza la missione c’è una condizione indispensabile: la preghiera, una preghiera fervorosa e incessante, secondo l’insegnamento di Gesù proclamato anche nel Vangelo di oggi, in cui Egli racconta una parabola «sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18,1). La preghiera è il primo sostegno del popolo di Dio per i missionari, ricca di affetto e di gratitudine per il loro difficile compito di annunciare e donare la luce e la grazia del Vangelo a coloro che ancora non l’hanno ricevuta”.