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Vincere la paura e camminare con speranza nella vita

Immagini del ritiro dei giovani della parrocchia di Maria Esperanza Nostra Immagini del ritiro dei giovani della parrocchia di Maria Esperanza Nostra Foto Francisco Martínez
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Castelnuovo Don Bosco è una bella località adagiata sulle colline dell’astigiano e ha dato i natali non solo a San Giovanni Bosco, che le ha dato il nome, ma anche a San Giuseppe Cafasso e a un suo nipote, il beato Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari della Consolata. Per questo motivo è stata scelta dagli animatori giovanili della parrocchia di Maria Speranza Nostra di Torino, da qualche anno retta da una giovane comunità di Missionari della Consolata, per un momento di preghiera e spiritualità. 

Nei due giorni si è cercato di affrontare le pause che immobilizzano e scoprire, nella storia di ciascuno, i segni di una presenza discreta ma reale che ci incammina e invita alla conversione e la missione.

Il primo momento di preghiera è stato precisamente la meditazione del Salmo 8 che si chiese “che cos'è un uomo...”, “eppure l'hai fatto poco meno degli angeli!”.

Nella piazza del paese, per mezzo di un gioco chiamato "Ninja", abbiamo iniziato un percorso pedagogico e una meditazione sul senso della paura nella nostra vita. 

Ci possono essere due tipi di paure: una immaginaria e una reale. Si parla di paura immaginaria quando qualcosa non concreto ma profondamente insito in noi stessi consuma molte delle nostre energie, e poi c'è la paura reale quando vediamo qualcosa che realmente ci spaventa. Il Signore ci invita a non avere paura, perché la paura blocca, ci ferma, ci immobilizza; lui invece è colui che ci da la forza per andare avanti. In questo tempo di riflessione abbiamo percorso tre tappe: una era focalizzata sulla paura; una sui colori preferiti e l'ultima sullo stesso ricordo di noi stessi.

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Verso sera abbiamo raggiunto la casa di San Giuseppe Cafasso, dove ci aspettava la cena seguita da un altro momento di riflessione, nella piccola cappella della casa, guidata dall'ascolto di una canzone di Niccolò Fabi e da una poesia.

Il centro della nostra riflessione è stata la parola greca Tautotes che è quella che si usa per dire identità: quella parte irrinunciabile di noi stessi che non cambia e permette continuare nel tempo ad essere ciò che siamo sempre stati.

È stata l’occasione di condividere le nostre paure assieme a gusti e immagini che ci rappresentano. È stato un momento specialmente intenso; un animatore ha osservato il coraggio, la determinazione e la disponibilità dei giovani di condividere le loro più significative esperienze di vita.

Domenica mattina l'appuntamento è stato nella cappella della casa del Beato Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari della Consolata, per iniziare l'esperienza del Deserto. La pedagogia del cammino della vita ha accompagnato la nostra riflessione: tutti siamo coinvolti in un processo di crescita e di sviluppo per essere persone e questo significa che in ogni fase della nostra esistenza sviluppiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere e crescere in armonia e integrità. Qui i ragazzi hanno condiviso alcune domande sui loro genitori, sulla loro nascita, sull'età da 0 a 5 anni, poi da 5 a 10, e poi dall'adolescenza fino all'età attuale. 

Il tutto si è chiuso con la festa della vita. È stato un momento molto profondo di speranza per un futuro più chiaro e migliore. Dopo l'eucaristia, nella quale abbiamo ringraziato per quella parte di vita che abbiamo già percorso, siamo tornati a casa pieni di speranza per iniziare un nuovo anno di cammino insieme per il regno di Dio nell'oratorio di Maria Speranza Nostra.

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