At 1,1-11;
Sal 46;
Eb 9, 24-28; 10,19-23;
Lc 24,46-53;
L’Ascensione chiude l’esperienza terrena del Signore, Egli torna presso il Padre, dunque sarà presente ovunque e per sempre accanto a noi. Afferma papa Francesco: “’Ascensione non indica l’assenza di Gesù, ma ci dice che Egli è vivo in mezzo a noi in modo nuovo; non è più in un preciso posto del mondo come lo era prima dell’ Ascensione; ora è nella signoria di Dio, presente in ogni spazio e tempo, vicino ad ognuno di noi…”, ma prima della sua ascesa al cielo Gesù lascia agli apostoli due formule del mandato missionario: quella di essere testimoni della parola e quella di esserne predicatori. Mentre negli Atti degli Apostoli, Gesù afferma che “di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra”, nel Vangelo di Luca, invece, Gesù dice: “e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme”. E mentre ascendeva, secondo il Vangelo, Gesù benediceva gli apostoli affinché potessero realizzare bene la loro missione di testimoni e predicatori. Dunque gli ultimi tre gesti di Gesù sono: inviare gli apostoli (Chiesa in uscita di papa Francesco), benedirli e ascendere.
Chiamati ad essere testimoni
Una pagina del libro degli Atti degli Apostoli ci racconta l’apparizione e la definitiva scomparsa di Gesù risorto avvenuta a Gerusalemme, dove i discepoli attendevano la Pentecoste. Tra il momento dell’apparizione e quello dell’ascensione, Gesù dà le ultime raccomandazioni post-pasquali, specialmente la missione dei discepoli nel mondo: “di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra”. Il messaggio essenziale è comunque che da quel momento in poi i discepoli potranno compiere la missione affidata loro essendo divenuti fiduciosi della presenza di Gesù “in Spirito e verità”. Gesù aveva già detto: “riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi”. Subito dopo avere dato il mandato, Gesù fu elevato al cielo.
Il mandato missionario negli Atti è chiarissimo: essere testimoni di Gesù, Egli afferma: “di me sarete testimoni”. Da questa frase si può dedurre che c’è dunque un legame, un rapporto profondo tra gli apostoli e Gesù: Gesù, il Signore, costituisce e dichiara che gli apostoli sono Suoi testimoni e, come tale, devono parlare di Lui perciò sono inviati come “testimoni” da Lui. Gli apostoli sono coloro che hanno avuto una diretta conoscenza di “tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo”. Nella sua vita, Gesù è stato segno della misericordia e dell’amore di Dio Padre. Tutto ciò che Egli fece ed insegnò era la buona notizia della misericordia. I discepoli sono inviati non solo ad essere testimoni di questa misericordia vissuta, insegnata e raccontata da Gesù ma anche della Sua salvifica morte e risurrezione. Essi sono consapevoli che la passione e la resurrezione di Cristo sono la sorgente alla quale possiamo attingere la misericordia del Padre.
L’amore di Dio, che può trasformare la nostra vita, fa fiorire quelle zone di sofferenze che ci sono nel nostro mondo: poveri, malati, emarginati. Come Gesù, misericordioso, si fece vicino e solidale, così anche i discepoli, per essere testimoni, devono essere al servizio dei poveri e degli esclusi, vivendo vicinanza e solidarietà con loro. Siamo testimoni quando facciamo nostro lo stile di vita di Gesù, quando ogni giorno, nel nostro ambiente di famiglia, di lavoro, di studio e di svago, ci accostiamo con spirito di accoglienza e condivisione alle persone che incontriamo, avendo nel cuore il grande progetto del Padre: la fraternità universale. Infatti, Gesù disse “fino ai confini della terra” ciò vuole dire che la testimonianza deve raggiungere gli estremi confini della terra. Gli apostoli non dovranno avere paura perché Gesù aveva già detto loro “riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi”. Lo Spirito Santo è il grande protagonista degli Atti degli Apostoli ed anche il grande protagonista della vita di chi vuol seguire Gesù.
Predicare la conversione
Anche l’Evangelo parla dell’Ascensione, ovvero della conclusione della giornata terrena di Cristo e il suo porsi alla destra del Padre. Gesù glorificato dopo la passione, morte e risurrezione, affida la missione agli Undici: “predicare la conversione nel nome di Gesù”. Mentre negli Atti proclama che “di me sarete testimoni”, nel vangelo di Luca, offre il mandato finale: inviare tutti i popoli a predicare la conversione e il perdono dei peccati. Già lo sappiamo la conversione è il cambiamento di vita, di una radicale rottura con il proprio passato e di ri-orientamento della propria vita verso il bene degli altri. Una volta convertiti, siamo invitati ad annunciare il perdono dei peccati, a proclamare che l’amore di Dio è più grande del nostro peccato; proclamare che Gesù sulla croce dà tutto se stesso per la salvezza di ciascun uomo; che Dio ama e perdona. Gesù richiede non solamente l’annunzio, ma anche la testimonianza. Perciò Gesù afferma che “di questo voi siete testimoni”. Chiamati a testimoniare l’amore misericordioso del Padre.
Per la realizzazione di questo mandato di predicare la conversione e il perdono dei peccati e quello di essere testimoni, i discepoli hanno bisogno non solo dello Spirito Santo ma anche della benedizione di Gesù. La forza per annunciare e testimoniare un messaggio così incredibile davanti a tutti gli uomini i discepoli la troveranno nella potenza dello Spirito Santo che Gesù invierà secondo le promesse il giorno della Pentecoste.
Il discepolo missionario è colui che evangelizza con la sua propria vita, è un vero testimone, è capace di uscire dalla propria comodità e ha il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo, come ha ben posto in rilievo Papa Francesco. Ai discepoli missionari “è chiesto di vivere la loro vita personale in chiave di missione: sono inviati da Gesù al mondo non solo per fare la missione, ma anche e soprattutto per vivere la missione a loro affidata; non solo per dare testimonianza, ma anche e soprattutto per essere testimoni di Cristo”.