Festa della Consolata a Roma

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Voglio portare in questa festa della Consolata tutte le situazioni di dolore del mondo: le tensioni nell'est del Congo, nel nord Mozambico, fra Russia e Ucraina, e anche le altre 55 guerre in corso nel mondo oggi. Voglio chiedere alla nostra madre Consolata il regalo della canonizzazione del Beato Allamano. Voglio unirmi con tutti i missionari che, sparsi per il mondo, oltre che celebrare la festa della nostra patrona spendono la vita consolando i più poveri e sentendosi partecipi alla stessa missione di Maria che annuncia a tutti la vera consolazione: Gesù Cristo.

Nel testo del vangelo, l'episodio delle Nozze di Cana, riusciamo a intravedere il potere della presenza e della intercessione di Maria. Ci troviamo in un clima festivo e Maria si è accorge che manca il vino. In un modo prudente, umile e attento si rivolge a Gesù: sa che non può dire di no, è suo figlio, lo conosce bene; conosce i suoi segreti da quando era nel suo grembo materno. A Cana Gesù manifesterà per la prima volta la sua gloria.

È significativo notare che nel vangelo di Giovanni Maria appare solo due volte: in questo episodio al principio della vita pubblica e poi ai piedi della croce, alla fine di tutto il cammino. In entrambi i casi Gesù manifesta la sua gloria e Maria è presente.

Maria è unita alla chiesa nascente rappresentata da quella festa di nozze e unita anche a loro che riceve come figlio nella pentecoste ai piedi della croce. 

Il beato Giuseppe Allamano diceva che fossimo orgogliosi di essere missionari "della Consolata" e che lei era nostra vera madre e anche la nostra "fondatrice". Con lei anche noi oggi partecipiamo alla sua missione consolatrice. 

Un'altro atteggiamento di Maria che scopriamo in quel suggerimento fatto sottovoce a Gesù è quello dell'umiltà. Questa stessa virtù la vediamo nella “beatitudine di essere secondo” del Camisassa del quale celebriamo il centenario della morte; la vediamo in Giuseppe Allamano che diceva ai suoi missionari che se manca l'umiltà, non avremo nessun successo nel nostro apostolato, non  faremo nulla di bene, anzi faremo molto male. 

Con umiltà ci si svuota ma si possono riempire di Dio i cuori vuoti delle persone sprovvisti di senso e di speranza. L'umiltà permette donare il vino buono che crea la festa senza fine fondata sull’amore e sulla familiarità con Dio. 

Maria quando le nostre giare sono vuote tu riempile con la gioia evangelica; fa di noi collaboratori disposti a portare la consolazione nel mondo perché la festa senza fine arrivi a tutte le nazioni. Maria Consolata, Intercedi per noi preso tuo figlio. Amen.

* Padre Godfrey Msumange è Consigliere generale dei Missionari della Consolata.

Ultima modifica il Giovedì, 07 Luglio 2022 08:57
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