Giacomo Camisassa e la Consolata

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"Mi abbandono tra le braccia di Dio ed in quelle di Maria. Uno sguardo a Maria SS. Consolata basta per mettere tutto a posto. È nostra Mamma, è tutto detto. Amiamola, amiamola in terra e saremo felici con Lei in cielo, per tutta l'eternità. E così, anche in questa misera vita, l'amarla e averla per Madre e vivere per Lei, farla conoscere ed amare." (G. Camisassa)

La festa della Consolata è per tutti noi un'ottima opportunità per radunarci, per incontrarci e fare il proposito di diventare più buoni per quel che si può. Dal momento che quest'anno la festa si colora anche del ricordo celebrativo del nostro caro Giacomo Camisassa, voglio presentare il ricordo del Camisassa e l'amore che aveva per la Consolata, vorrei anche cogliere questa occasione per sottolineare alcuni punti importanti per noi oggi. 

Il Camisassa e la Consolata

Don Giacomo Camisassa è un giovane prete che sta aspettando con impazienza il momento di potersi dedicare completamente al ministero pastorale e alla predicazione. È dotato di ottime qualità. Lo caratterizzano in modo particolare un cuore aperto e un desiderio sincero di servire Dio e la Chiesa… Sta facendo gli ultimi preparativi per andare a Pecetto Torinese, come viceparroco, quando, nel settembre 1880, gli giunge una lettera inattesa e sconvolgente dal suo giovane direttore spirituale, il teologo Giuseppe Allamano, che inaspettatamente è stato nominato Rettore del santuario della Consolata: un documento importante che segnerà il destino del Camisassa e, di riflesso, anche quello dell'Allamano.

"A vostra Signoria Reverendissima do l'annunzio d'una cosa che, come fece e tuttora fa trasognare me, così procurerà grande stupore a lei. Monsignor Arcivescovo mi costituì Rettore del Santuario e Convitto di Maria Consolata… La faccenda però non termina a questo punto; facendosi in quel Convitto casa nuova anche per l'ufficio di economo, chiesi a Monsignore di cercarmi un Sacerdote che mi piacesse per tal uffizio, chiesi, dico, vostra Signoria Reverendissima. Spero che accetterà quando, a nome di Monsignore, gliene sarà fatto l'invito e comando e darà prova dello spirito d'ubbidienza acquistato in Seminario. 

Veda, mio caro, faremo d'accordo un po' di bene, eserciteremo la carità coi vecchi Sacerdoti là ricoverati e procureremo d'onorare col sacro culto la cara nostra madre, Maria Consolatrice".

Poi lui dopo anni di impegno e lavoro al Santuario, parlando alle Missionarie  della Consolata diceva: "La Consolata vi ha dato la più bella Missione del mondo, non ce n'è una al mondo che sia da mettere in confronto con la nostra. Ogni tanto io mi domando come mai la Consolata volle darci una sì bella Missione, se il Signore ci ha dato di più ci domanderà di più, più corrispondenza, più sacrificio. Dunque, continuate di buona voglia, fatevi sante, pregate tanto per i bisogni specialmente del nostro Istituto, per cui ne abbiamo tanto bisogno". (Conferenza del Camisassa alle Suore, 25 luglio 1916)

"Il 'Signor Vice Rettore' -scrive Sr. Costantina Mattalia-  era un vero figlio devotissimo, amantissimo di Maria SS.ma Consolata, confidenza figliale; nelle pene, prove e lotte, rivolgeva lo sguardo verso Maria SS.ma Consolata ed era sicuro, con fede incrollabile dell'aiuto e protezione; era frequentissimo il ricorso a Lei con affettuosi sguardi, frequenti invocazioni, frequenti raccomandazioni per impetrare le sue grazie e materne benedizioni su di noi e dell'Istituto tutto. Sapete che uno sguardo a Maria SS. Consolata basta per mettere tutto a posto. È nostra Mamma, è tutto detto. Amiamola, amiamola in terra e saremo felici con Lei in cielo, per tutta l'eternità". 

Lezioni di vita e di missione per noi oggi

L'UMILTÀ. La relazione che il Camisassa ha con la Consolata è improntata a un senso di umiltà. Condizione questa fondamentale per poter essere missionari oggi. l'Allamano lo aveva già sottolineato chiaramente: "La virtù dell'umiltà è tanto necessaria, che senza di essa non possiamo fare nessun bene, ma facciamo molto male".  Oggi un contesto in cui gli stili di vita sono improntati all'arroganza e al successo, all'apparire e all'avere, ovviamente a scapito dell'essere, colui che pratica l'umiltà è generalmente percepito come un rassegnato, un perdente, uno che ha ben poche possibilità di fare sentire la sua voce. Al contrario, l'umiltà non solo è una grande virtù umana, ma trova il suo modello nell'agire di Dio stesso che si è chinato sull'umanità, si fatto piccolo come noi e si è umiliato fino alla morte e alla morte di croce. Questa richiede uno stile di vita sobrio e solidale, relazioni affettive vissute nel segno del dono di sé, l'offerta del proprio tempo e delle proprie qualità investiti nello studio e nel lavoro in una prospettiva di futuro servizio al bene comune

L'AMORE. La forza del Camisassa sta proprio nel fare le cose silenziosamente e con amore. L'Allamano affermava questo concetto con forza: "Se non arriviamo ad amare il bene dell'altro più che la nostra propria vita, possiamo avere il nome, ma non avremo la sostanza dell'apostolo!". Il Dio cristiano è il Dio vivente, che si è fatto conoscere negli ultimi tempi nel Figlio di Maria. È una Presenza viva e personale, da accogliere e da gustare, da far riposare nel proprio mondo interiore e da nutrire ogni giorno, con il silenzio, l'ascolto e l'adorazione. Dalla contemplazione del Dio amore può scaturire la nostra trasformazione, la nostra guarigione in profondità e la nostra nuova fecondità interiore. 

LA MISSIONE. Tutta la vita del Camisassa marciava in un'unica direzione, era intrisa di missione. Il suo cuore ne era colmo e la sua attività ne era il riflesso. È quanto ci ricorda sempre il nostro Fondatore: "la missione nella testa, sulla bocca e nel cuore". Missione è andare, uscire, incontrare, ma soprattutto testimoniare. Il verbo 'andare' sprigiona, dunque, l'energia e la vitalità dell'azione missionaria, ampliandone l'orizzonte geografico, temporale e spirituale. La missione, in un certo senso, ci chiede di andare 'oltre'. Sempre! Senza 'se' e senza 'ma'. 

Carissimi Missionari, vi affido alla Vergine della Consolata e le chiedo di coprirci con il suo manto. Il Signore ci accompagni e ci custodisca, ci illumini e ci rassicuri con la luce del Suo volto. Il Signore doni pace e misericordia ai nostri cuori e benedica il cammino di noi tutti! Ed allora per ognuno e per tutti: Buona e santa festa della Consolata, coraggio e avanti in Domino!

*Padre Stefano Camerlengo, IMC. Superiore Generale

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