L’avventura di 50 anni di sacerdozio, (prima parte)

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stui non interessa assolutamente niente che lasciamo il gruppo giovanile”. Sinceramente io ero contento che se ne andassero per il semplice fatto che non riesco a digerire di sentirmi dire: “Ma prima facevamo così e così…”; o cose simili. 

Al momento in cui incontrai Ugo Pozzoli, anche lui uno del gruppo giovanile, la catena si interruppe. Ero venuto a sapere che era stato lui l’autore delle spettacolo che avevano messo in scena per il saluto del mio predecessore. Ne avevo colto l’estro e la carica ironica era di un certo livello. Il gruppo degli attori aveva reso la scena vivace e aveva generato un buona ilarità nella platea. Appena venne a vedermi gli chiesi a brucia pelo: “Hai scritto tu le scenette per il saluto d’addio? La risposta fu pronta e schietta: “Sì le ho scritte io”. Se sei d’accordo vorrei che tu non andassi via  e ti chiederei di scrivere i testi di un Recital da metter in scena con il gruppo dei giovani. Il titolo sarebbe: “Notte più chiara del giorno. Le quattro notti della Bibbia”. Se accetti poi te le spiegherò in dettaglio. Rispose senza indugio: “Accetto”. Ed uscito fuori disse agli altri: “Qui non se ne va nessuno perché abbiamo qualcosa di originale da mettere in scena”. Il gruppo curioso e, allo stesso tempo affascinato da una proposta completamente nuova, non si sciolse.

Ugo lavorò con energia al testo secondo quanto gli avevo spiegato. Fortuna volle che nel gruppo c’era Luca che all’università studiava teatro e quindi non gli fu difficile organizzare la messa in opera di questo recital. Tutto fu prodotto dai ragazzi. Le musiche furono composte da Gabriele, anche lui parte dello stesso gruppo giovanile. Il recital fu un grande successo e ci fu anche qualche replica ripresa dalla Televisione Cisalpina di proprietà dalla Diocesi.

Dato il successo del  primo recital, mi permisi di proporre al gruppo dei giovani di fare una esperienza  a contatto con la sofferenza. A tale scopo ci recammo al Cottolengo di Mondovì, il cui cappellano era don Purgatorio. Una persona accogliente ma un pò rigida. Il ritmo di lavoro era impegnativo e molto delicato perché i degenti di quella struttura non erano auto-sufficienti.  Ogni giorno avevamo un incontro comunitario in cui io presentavo il libro di Giobbe e cercavo di spiegare come la sofferenza fosse parte integrante della vita e dovrebbe essere affrontata con coraggio. Dallo studio di questo libro importante della Bibbia nacque l’idea di un nuovo recital, il cui titolo fu: “Giobbe, uomo dei dolori”. Di nuovo Ugo si prodigò a produrre il testo e Luca a mettere insieme la sceneggiatura.

Un ultimo lavoro messo in scena dai giovani, sempre scritto da Ugo e sceneggiato da Luca Valentini, fu “I simboli matrimoniali dell’Antico Testamento”. 

Prima esperienza come insegnante

Nell’Aprile del 1982 accadde qualcosa che interruppe questa “gratificante esperienza”. Ricevetti la visita del Vice Superiore Generale che senza troppi preamboli mi comunicò che all’inizio Agosto avrei dovuto trovarmi a Nairobi per insegnare Bibbia sia al Filosofico che al Seminario Maggiore della Conferenza Episcopale del Kenya, in sostituzione del Padre che era stato eletto Superiore Regionale. Così il 31 Luglio del 1982, il giorno prima del colpo di Stato in Kenya, raggiunsi Nairobi.

La vita comunitaria nel Filosofico non era molto facile per una serie di motivi. L’alimentazione era molto scarsa e mal preparata e neppure tanto appetitosa. Una dieta all’insegna di una visione della vita e dell’ambiente molto limitata. Il secondo motivo riguardava il metodo di reclutamento dei candidati. Non esisteva nessun criterio di scelta. L’unico criterio era il numero a scapito ovviamente della qualità. I formatori che richiedevano un reclutamento più oculato e una formazione che mirasse a  forgiare i candidati secondo il carisma del Fondatore erano tacciati di “razzismo”. Le diverse opinioni circa la formazione creavano un ambiente non molto sereno.

I nostri studenti di Teologia frequentavano i corsi teologici al Saint Thomas Aquinas insieme a tutti i candidati delle varie Diocesi kenyane. In verità le varie classi erano molto numerose e le aule a disposizione non riuscivano più a contenere il gran numero di studenti. Tutti lamentavano che lo spazio nelle aule era veramente ristretto. Al che il Rettore annunciò che nell’anno accademico successivo il Seminario non era più in grado di ospitare gli studenti delle Congregazioni religiose.

Di lì si iniziò a pensare a una struttura che accogliesse gli studenti delle Congregazioni religiose sull’esempio del Missionary Institute London e della FIST di Torino. Dopo vari incontri e lunghe discussioni si giunse alla decisione di dar vita a un centro per i Religiosi che prese il nome TCR. Fu incaricato P. Ottavio Santoro, che comprò il terreno e iniziò la costruzione delle aule necessarie. Un’ulteriore grande opera, insieme alla costruzione del Centro teologico, realizzata da P. Santoro fu la costruzione dell’Allamano. Così nell’Agosto 1986 prese avvio il primo anno di Teologia per Religiosi. Anche io fui coinvolto nell’insegnamento.

SECONDA PARTE

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