Se non crediamo provare per credere non serve.
Sap 6,12-16. Il dono della Sapienza è requisito che precede ogni altra capacità e bisogna darle priorità nel pensiero e nella volontà.
1 Ts 4,13-18. Dopo la sapienza viene la speranza che ci anima a non scoraggiarci aspettando di incontrarci con Gesù. L’incontro definitivo non si improvvisa: è la somma delle nostre decisioni quotidiane. Nessun altro può sostituirci.
Mt 25,1-13. La parabola descrive la situazione di coloro che vivono aspettando la seconda venuta di Cristo. L’errore delle giovani stolte è stato che non si erano preparate a realizzare la missione che avevano accettato.
Si levò un grido: “Ecco lo sposo, andategli incontro”. È una bella notizia e merita tutta la nostra attenzione perché ci avvisa che Gesù viene e sarà un incontro definitivo, un incontro da vivere definitivamente, per sempre. È anche invito a uscire da quello che alle volte corre il rischio di essere abitudine pesante: il peso dell’abituale, le distrazioni, il sonnecchiare in un quotidiano troppo programmato, troppo carico. È nostro dovere prepararci lasciando esprimere e manifestare il nostro desiderio di Dio, rafforzandolo con la preghiera assidua, la lettura della Parola, la vita sacramentale. Chiediamo allo Spirito Santo l’entusiasmo necessario per compiere, per portare a termine l’esodo che renderà facile l’accoglienza di Cristo. Abitati dal desiderio di rincontrarlo, nella speranza e nella attesa consideriamo l’Eucaristia luogo e occasione per l’incontro. Gesù è presente, ci apre la porta della Sapienza, ci invita all’incontro definitivo senza nessun rinvio. L’incontro finale è il risultato degli incontri permanenti con lui: nella sua parola, nei sacramenti, nei fratelli, negli avvenimenti di ogni giorno. La celebrazione eucaristica è l’incontro più importante perchè ci fa avanzare progressivamente nella capacità di terminare il nostro esodo e vivere la vita e la salvezza di Cristo. Incontro con Gesù vuol dire opportunità di vivere una vita nuova. Nella Eucaristia avviene uno scambio reale di vita. Che occasione stupenda di cambiare e trasformare la nostra vita accettando di essere i segni costruttivi del sacramento eucaristico e così diventare Cristo. Per la maggioranza non succede nulla, perché l’Eucaristia continua ad essere un bel rito, dove si mangia “il pane degli Angeli” invece di diventare uno scambio di vita tra me e Gesù: la famosa unione “con la vita divina di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana”.
Come viviamo questa vita? San Paolo ci invita a vivere per Dio, con la versione di Dio che è Gesù Cristo e vediamo se è lo stesso. San Paolo che lo sopportava tutto perché niente era vero e definitivo ma solo cronologico diceva. “ Il tempo è diventato breve; d’ora innanzi quelli che hanno moglie siano come non l’avessero; quelli che piangono come non piangessero; quelli che godono come non godessero; quelli che comprano come non possedessero; quelli che usano del mondo come non ne usassero appieno: passa la figura di questo mondo’’ ( 1 Cor 7,29-31). Questa vita che ci tocca vivere è fatta di odio, insoddisfazione, rivalità, incomprensione, rancore, conflitti, divisioni e limiti. Quella futura, che per Gesù è già raggiungibile, è fatta di amore, pace, soddisfazione, felicità interiore. Quella offerta da Gesù: provare per credere. Ma questa: provare per non credere più niente..