GIORNO DEI NOSTRI DEFUNTI

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Costruire reciprocità con il Cielo

 

Ricordiamo i nostri defunti. Penseremo a loro, pregheremo per loro, ci sentiremo uniti e impegnati con la memoria e la nostalgia. Mille anni fa, per iniziativa di un Abate, a Cluny, in Francia, si dedicò questo giorno al suffragio dei defunti. Il giorno dopo i Santi, ci rendiamo conto che i nostri morti sono solamente ‘’i morti’’ e la nostra pena e tristezza, nasce da una preoccupazione: c’è speranza che i nostri cari scomparsi siano qualcosa di più di  ‘’i fedeli defunti’’? Dire che sono i nostri defunti è come dire che ci interessiamo di loro, che accettiamo dipendano in un certo senso da noi perché ancora intercediamo e offriamo suffragi. E oggi senza dubbio facilmente sentiamo un poco di pena e di rincrescimento, perché è come sentire che forse non abbiamo fatto per loro, mentre erano qui e vivevano con noi, tutto quello che dipendeva da noi fare. E giustamente questo ci duole e ci rattrista un poco. Le letture proposte oggi ci parlano di vita e siamo convinti che defunti non vuol dire solamente ‘’morti’’, ma raggiungibili dal nostro ricordo e considerazione come fossero ancora bisognosi d’amore. Infatti è vero. Hanno bisogno di amore di Dio e non siamo ancora sicuri che l’abbiano raggiunto: ecco allora che cerchiamo di porre rimedio con le ‘’preghiere per i defunti’’ e i suffragi. La gente muore perché è inevitabile però ci rendiamo conto che la separazione fisica è molto più pesante di quello che pensavamo. Non basta ricordare, pensare in qualcuno, sentire affetto e simpatia. La parola ‘’distanza’’ suona molto forte adesso e oggi ci duole e ci fa capire che il bene ‘’vicino’’ era nella nostre mani. Pensiamo con tristezza quante persone abbiamo distanziato e anche senza volerlo o saperlo, quante abbiamo consegnato a una morte prima del tempo, per malattia, per disgrazia, per rancore, per avversione. Ma è soprattutto nella malattia che c’è il rischio di essere troppo frettolosi. Forse è successo che  abbiamo come sentenziato che non c’era più niente da fare e abbiamo fatto ricorso ad altri tipi di comunicazione ridotta, disattenta o insignificante. Se la persona vale perché fatta di anima e di corpo dobbiamo credere come dice il canto che ‘’l’anima vive ancor’’ non solo in Cielo ma anche qui, anche se non ci accorgiamo di niente. Allora se siamo invitati come cristiani a superare la dimensione mortale con tenerezza  e solidarietà, diamone un poco anche   all’ambito dell’anima. Adesso che siamo invitati a lavorare la vicinanza dal Cielo non facciamo l’errore di non far valere i nostri cari defunti solo perché sono in Cielo, come se fossero distanziati anche nell’anima.

 

Pregare per i defunti è affermare con la fede che sono sempre vivi. Che il loro percorso non è terminato, che il loro amore  si ingrandisce per aggiustarsi all’amore di Dio. È entrare in un processo di guarigione e di riconciliazione liberatrice tanto per loro che per noi stessi. Infine è scoprire la dimensione attuale dei cari defunti per avviare una reciprocità che ci farà soltanto del bene. Se ci volevamo bene qui e c’era solidarietà reciproca ovviamente limitata, adesso dal Cielo c’è solo amore e tenerezza immensa per noi. Allora impegno nostro sarà imparare a comunicare con loro a sentire la loro presenza e avere fiducia nella loro vicinanza amorosa e benefica. 

 

 

 


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