Ognuno al suo posto ma con la tenerezza di Dio
Sir 3,17-18.20.28-29. Risponde al pessimismo del Qoèlet e riporta proverbi popolari invitando a ricordare che soprattutto è importante non perdere il timore di Dio.
Eb 12,18-19.22-24. Si contrappongono due alleanze, quella del Sinai e quella di Cristo. Assieme a Gesù siamo figlioli vicini e amati. Lc 14,1.7-14. Gesù pratica l’opera di Dio facendo arrivare ai primi posti quelli che sono stati lasciati al margine perché poveri.
Gesù ci regala una nuova prospettiva, un nuovo punto di vista. Da Dio la realtà si vede sempre con assoluta verità: non solo come è ma come dovrebbe essere. In questo modo la valutazione è differente e l’ultimo si vede primo e il lontano si vede vicino. Il Vangelo non è d’accordo con una società o una organizzazione che crea primi e ultimi posti; che legittima la disuguaglianza dicendo che è necessaria; che giustifica la differenza di classe e i titoli di superiorità. La domanda è: chi promuove ad essere primi, chi squalifica ad essere ultimi? La nostra società sostiene la disuguaglianza perché è favorita da un sistema che fa valere solamente chi rende. Altri che hanno un lavoro precario o hanno meno mezzi a disposizione non vanno oltre una sicurezza sociale insignificante. Poi ci sono gli esclusi perché non hanno niente, non guadagnano niente, non spendono niente e allora diventano gente superflua. In questo modo si forma un protocollo dove ci sono i primi e gli ultimi. Nel nuovo ordine che ci da Gesù non c’è posto né per primi né per ultimi perché tutti siamo fratelli e le somme giuste e corrette si fanno con quantità uguali. Il nuovo ordine di Gesù non è un sistema ma una Chiesa, una assemblea permanente di fratelli attenti alla parola del Maestro e pronti a compierla. Sorridiamo perché è ancora un sogno. A tutti i livelli personali, famigliari, comunitari e sociali abbiamo stabilito valori, apprezzamenti, misure e grandezze: primo, più alto, più bello, più importante, superiore, comandante, capo, dirigente. E diamo il posto principale considerando non quello che uno è ma quello che uno ha. Gesù avverte di stare attenti perchè il posto vero lo dà lui. E se uno vuole un posto grande o importante deve cercarlo nella dimensione del Regno. Da noi è vigente l’immagine, la maschera. Ci sono addirittura esperti in “creare immagine”. Se per la moda dura poco, nel Regno non dura niente. Nel Regno valgono le qualità personali: bontà, misericordia, santità, solidarietà, spirito di servizio. Poi bisogna dimostrare la capacità di moltiplicare i doni ricevuti, i famosi talenti della parabola: era poco e ho lavorato per moltiplicarlo; era piccolo e sono riuscito a farlo diventare grande; era disprezzato e l’ho reso importante; era l’ultimo e l’ho aiutato a diventare primo.
La lista bisogna rifarla. Non si baserà sulla forza, l’interesse, i pregiudizi, le antipatie, l’odio, l’egoismo, la discriminazione, l’ingiustizia. Si comincerà dagli ultimi guardando la necessità e l’abbandono, la solitudine e la miseria. Cominciamo almeno noi, cristiani convocati e impegnati a costruire il Regno perchè subito dove stiamo noi vengano assegnati i posti secondo la regola di Gesù. L’unico requisito indispensabile è la carità.