Catene spezzate

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Si porta un contenitore con tanti anelli di carta (o qualcosa di simile) che simboleggiano la catena della schiavitù. In un altro contenitore si mettono, invece, dei biglietti con frasi riguardanti la libertà o la lotta contro le schiavitù (tolte dalla bibbia o dal magistero della chiesa o da testimoni significativi).


CANTO

GUIDA - Ci dicono che gli "schiavi", nel nostro mondo di oggi, sono 27 milioni. Ecco una di quelle che i mass media, tra gli spot di un nuovo dentifricio e un telefonino cellulare, chiamerebbero una "cifra ufficiale dell’Onu". Se spaventa un simile numero, farebbe probabilmente ancor più paura scoprire le cifre non ufficiali.

In questo ventesimo secolo, abbiamo avuto gli occhi per vedere compiersi i più alti studi, il più veloce progresso per il benessere e l’affermazione dei diritti umani, ma anche le più efferate atrocità della storia dell’umanità con i totalitarismi e il disprezzo chiaro per la persona e la sua dignità. I due poli opposti sono arrivati a livelli mai visti e in quello negativo, parallelo allo scherno esplicito per la vita, cresce l’indifferenza, il "lascia che sia".

Si profila una realtà in cui chi è libero ha perso la coscienza e chi è schiavo ha perso la voce.

Una delle più grandi contraddizioni di questa umanità contemporanea è di avere ampiamente gli strumenti per liberarsi e dimenticarseli in soffitta, continuando così ad alimentare nel suo seno tumori come quello delle schiavitù.

27 milioni di crocifissi ufficiali a cui non si vuole permettere di risorgere: i bambini soldato in Africa, i bambini cucitori di palloni in Indonesia, il turismo del sesso in Tahilandia, i contadini costretti a produrre coca in Colombia, le donne spinte alla prostituzione in Europa...

Un momento di silenzio.

Ogni partecipante va a prendere un anello e ritorna al proprio posto.

1° LETTORE - Dal libro del profeta Isaia.

Lo Spirito del Signore Dio è su di me perché
il Signore mi ha consacrato con l’unzione;
mi ha mandato a portare
il lieto annunzio ai miseri,
a fasciare le piaghe
dei cuori spezzati, a proclamare la libertà
degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri,
a promulgare l’anno di misericordia del Signore,
un giorno di vendetta per il nostro Dio,
per consolare tutti gli afflitti,
per allietare gli sconfortati di Sion,
per dare loro una corona, invece della cenere,
olio di letizia, invece dell’abito da lutto,
canto di lode invece di un cuore mesto.
Essi si chiameranno querce di giustizia,
piantagione del Signore
per manifestare la sua gloria. (Is 61, 1-3)

2° LETTORE - Dal vangelo secondo Luca - In quel tempo Gesù si recò a Nazaret, dove era stato allevato; entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:

"Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri
un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore".
Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi". (Lc 4, 16-21)

Si recita il "salmo" a cori alterni con ritornello cantato:

CANTO - Nada te turbe, nada te espante:
quien a Dios tiene nada le falta.
Nada te turbe, nada te espante:
solo Dios basta.

TUTTI - Lasciateci parlare dell’immensa terra
e delle anguste strisce su cui noi sgobbiamo.
Lasciateci parlare di fratelli senza terra
e di bambini senza istruzione.
Lasciateci parlare di tasse e di miseria.
Lasciateci parlare di libertà.
Lasciateci parlare di lavoro massacrante
e di fredde baracche,
lontano dalle famiglie. Rit.

Lasciateci parlare di lunghe ore di duro lavoro
e di uomini mandati a casa a morire.
Lasciateci parlare di ricchi padroni
e magri salari
lasciateci parlare di libertà. Rit.

Lasciateci parlare di ricchi alimenti
che noi produciamo
e di leggi che ci tengono poveri.
Lasciateci parlare di crudeli maltrattamenti
e di bambini costretti a lavorare.
Lasciateci parlare di prigioni segrete
e di percosse e di lasciapassare.
Lasciateci parlare di libertà. Rit.

Lasciateci parlare di cose buone
che noi facciamo
e delle dure condizioni in cui lavoriamo.
Lasciateci parlare dei pochi posti di lavoro.
Lasciateci parlare di capisquadra e trasporti,
di sindacati, di vacanze e case.
Lasciateci parlare di libertà. Rit.

Lasciateci parlare della luce
che viene dal sapere
e dal mondo in cui siamo tenuti al buio.
Lasciateci parlare dei grandi servigi
che possiamo rendere
e delle poche possibilità che ci vengono offerte.
Lasciateci parlare di leggi, di governi e diritti.
Lasciateci parlare di libertà. Rit.

(Anonimo sudafricano)

GUIDA - Ascoltiamo ora la breve testimonianza di bambini che, ancora oggi, nel Duemila, vengono resi schiavi, attraverso un lavoro ingiusto e degradante.

1° LETTORE - Siamo più di venti: fabbrichiamo mattoni e laviamo le moto. I mattoni li facciamo con lo stesso metodo che usano i grandi: mettiamo l’argilla nella pressa e poi li mettiamo ad asciugare uno sull’altro, facendo un grande mucchio sotto cui facciamo bruciare la legna. I mattoni si vendono bene e anche con le moto tiriamo su dei soldi. Dato che il lavoro è molto faticoso, molti masticano coca, sniffano colla e i loro denti finiscono a pezzi. Ma non c’è alternativa: siamo soli, non abbiamo una famiglia e, se non lavoriamo, moriremo di fame. Ma quando sarò grande, giuro che farò di tutto perché queste cose non accadano più in Bolivia. (Angelito, 11 anni)

2° LETTORE - L’industria dei tappeti, in India ha triplicato i suoi profitti negli ultimi dieci anni, triplicando il numero di bambini che li producono.

Racconta Ashraf, di soli otto anni: "Ci tagliamo spesso, soprattutto le mani. Applichiamo una pasta speciale e poi riprendiamo a lavorare. Le nostre dita non hanno più sangue, non ne esce neanche una goccia. Non cresciamo, il nostro torace non si sviluppa, le gambe perdono ogni forza e siamo incapaci di fare qualunque altro lavoro".

Le dita sanguinanti vengono bruciate non per cause mediche, ma più semplicemente, e tristemente, per evitare che il sangue possa macchiare i tappeti.

CANTO

TUTTI - Questa sera, o Signore, ti offriamo
il lungo grido di ribellione degli uomini,
schiavi del lavoro,
ti offriamo l’umiliazione e la pena di ognuno,
ti offriamo la lotta di tutti i bastonati,
gli imprigionati, gli uccisi.
Quell’esercito di lavoratori, che lottano
con l’arma della sofferenza
perché siano liberati i loro fratelli.
Signore, illuminali con la tua luce,
siano lucidi nel conflitto, giusti nella lotta,
generosi nel dono. Sappiano soprattutto
che questo mondo migliore da costruire
interessa tuo Padre.
Purifica il loro cuore, o Signore,
affinché si battano per amore, e tutti,
liberi e fieri, possano offrirti,
alla fine dei tempi, il paradiso che, con te,
avranno costruito con le loro mani.

GUIDA - La chiesa più volte si è levata per proclamare che Gesù è il redentore e che tutti sono invitati a portare la liberazione, cambiando non solo le strutture ingiuste, ma, prima di tutto, il proprio cuore.
Ascoltiamo la voce dei vescovi latinoamericani.

1° LETTORE - E' lo stesso Dio che, nella pienezza dei tempi, invia il Figlio suo perché, fatto carne, venga a liberare tutti gli uomini da tutte le schiavitù a cui li tiene soggetti il peccato, l’ignoranza, la fame, la miseria e l’oppressione; in una parola, l’ingiustizia e l’odio che hanno origine nell’egoismo umano.

2° LETTORE - Per questo, per la nostra vera liberazione, tutti abbiamo bisogno di una profonda conversione affinché arrivi a noi il "Regno di giustizia, d’amore e di pace".

L’origine di ogni disprezzo dell’uomo, di ogni ingiustizia va ricercata nello squilibrio interiore della libertà umana che avrà sempre bisogno, nella storia, di un permanente lavoro di rettificazione. L’originalità del messaggio cristiano non consiste direttamente nell’affermazione della necessità di un mutamento di strutture, bensì nell’insistenza sulla conversione dell’uomo, che esige di conseguenza questo mutamento. Non avremo un mondo nuovo senza strutture nuove e rinnovate; soprattutto non si avrà un mondo nuovo senza uomini nuovi che, alla luce del vangelo, sappiano essere veramente liberi e responsabili. (Medellín, 3)

Un momento di silenzio e riflessione. Poi, ciascuno spezza in due il proprio anello e lo va a posare nel contenitore da cui lo ha preso precedentemente; prende uno dei biglietti del secondo contenitore e ritorna al proprio posto.

GUIDA - Preghiamo, ora, per i popoli crocifissi nel mondo, perché i loro cuori non si fermino al silenzio del venerdì santo, ma possano vivere la gioia e la speranza della risurrezione.

TUTTI - Liberaci, o Signore.

GUIDA - Per tutti coloro che nel mondo hanno posizioni di potere, perché possano ostacolare la piaga della schiavitù in ogni sua forma.

TUTTI - Liberaci, o Signore.

GUIDA - Per i missionari che, ovunque nel mondo, lottano per costruire il Regno di Dio, perché siano operatori di giustizia e portatori di libertà.

TUTTI - Liberaci, o Signore.

GUIDA - Per ciascuno di noi perché, sentendoci chiamati in causa con le nostre responsabilità, possiamo essere attivi e operosi nella lotta per la liberazione di ogni uomo, donna e bambino.

TUTTI - Liberaci, o Signore.

Breve spazio di tempo per eventuali intercessioni da parte dei partecipanti.

TUTTI - Recita del Padre nostro.

CANTO FINALE

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